Il gioco del zachegn ha origini ultracentenarie nelle campagne romagnole. Da studi sulla tradizione locale risulta che Girolamo Pelloni, padre del più noto Passatore e traghettatore sul fiume Lamone, all’inizio del 1800 era solito sfidare a zachegn i cittadini dell’opposta sponda fra una traversata e l’altra del fiume.
Principio fondamentale del gioco è la sfida nel lancio del mattone: il bersaglio che i giocatori devono colpire è a sua volta un mattone o una pietra (zachegn) di dimensioni 15x15 o 15x30 cm, posta in posizione verticale. Secondo la tradizione sul zachegn ciascun giocatore avrà posto, all’inizio della gara, le quote concordate (monete, soldi, bottoni ecc.).
Il campo di gioco deve trovarsi in un terreno pianeggiante possibilmente sterrato (o con fondo erboso tagliato corto), con la forma di un rettangolo ottenuto dalla somma di due quadrati col lato di 4,5 metri. Il zachegn va posto al centro di un lato corto del rettangolo; mentre al centro del lato corto opposto va sistemato il barloc per determinare la posizione di tiro dei giocatori.
Per dare il via al gioco vengono nominati un arbitro ed un cartellonista (o segnapunti). La tornata di gioco si articola su due tempi composti da sei serie di tiri, fra gruppi composti da sei giocatori. Si possono lanciare solo mattoni in terracotta di dimensioni regolamentari. I giocatori si avvicendano ne i lanci senza mai oltrepassare col piede la linea di fondo campo dove è posto il barloc. Per la determinazione del punteggio, vengono poste sopra a zachegn delle monete o delle rondelle (arparèll) aventi valore da 1 a 6 punti. Scopo del gioco è ovviamente piazzare il proprio mattone il più vicino possibile alle rondelle o monete.